Non ce l'ho aprioristicamente con gli uomini, ma è evidente che
il patriarcato, annidato anche fra i migliori dei nostri amici e compagni,
è un nemico da svelare e combattere; se non si affronta il patriarcato
come il più radicato e potente strumento di oppressione e sfruttamento
universali non sarà possibile alcuna costruzione di un mondo
più giusto, equo e solidale. In questo ultimo anno, dopo essere
stata all'incontro di Genova del giugno 2001 su "Genere e globalizzazione",
ho collaborato ad alcune iniziative (contro la globalizzazione neoliberista,
contro le guerre e contro la capacità giuridica dell'embrione)
della "Marcia Mondiale delle donne" ed ho frequentato la Libera
Università delle Donne.
Per me "Porta Nuova al 32" è un luogo della città
bello e prezioso e sono grata alle donne dell'Unione Femminile che mettono
a disposizione i loro spazi.
L'esperienza, a cosa può servire? A cinquant' anni, dopo avere
accumulato tante esperienze mi chiedo quale ne sia il distillato, la
quintessenza, quello che posso mettere in comune come patrimonio. Ho
vissuto in tante parti del mondo, da benestante e da povera, da residente
e migrante, da lavoratrice privilegiata e da disoccupata, ho cercato
nei territori della spiritualità ma non ho mai smesso di battermi
per una società più giusta per tutti, ho amiche e amici
sia kurdi che americani. Che fare di tutto ciò? E' seguendo questa
volontà di "distillare" che restituisco alcuni concetti
- cinque come la quint'essenza - derivati dall'ascolto di tanta ricchezza,
in questa giornata di Sconvegno.
Le parole per dire, i modi per fare
· Incontrarsi: aggregarsi, confrontarsi, dire, ascoltare,
ridere, reagire, essere insieme, progettare. In piccoli gruppi, grandi
gruppi, locali o nazionali, convegni e sconvegni. Ogni forma va bene
purchè ci si incontri
perché: ogni potere tende a marginalizzare, colpevolizzare, irridere,
far tacere, spezzare, isolare chi non è copia conforme e funzionale.
Avviene sia a livello individuale che a livello di gruppo attraverso
i media, la precarizzazione del lavoro e la crescente povertà.
I media filtrano e determinano la coscienza della maggioranza togliendo
la parola alle minoranze, deformandola e svilendola. La flessibilità
del lavoro impedisce a giovani e meno giovani di costruire un tessuto
di socializzazione e scambio isolando gli uni dagli altri e creando
meccanismi di paura e fragilità legati alla precarietà.
La crescente povertà, che tocca sempre più persone anche
dei ceti medi, diminuisce mobilità, possibilità di comunicazione,
accesso alla cultura e all'informazione. Tutto questo vale in maggior
misura per le donne che non sono rappresentate nei media, che sono le
più povere fra i poveri (nel mondo ma anche in Italia) e che
sono le più colpite da precarietà e flessibilità
del lavoro (il lavoro di cura è esemplare). Tantopiù se
vogliamo essere fedeli a noi stesse dobbiamo garantirci di non essere
isolate le une dalle altre.
· Valorizzare i nostri pensieri e le nostre azioni: sapere
riconoscere il giusto valore a quello che diciamo e facciamo e, quindi,
osare esprimerlo, divulgarlo, sostenerlo. Renderlo visibile. Valorizzare
e divulgare la vita e le opere di donne che hanno fatto cose straordinarie
affinché diventino modelli di riferimento. Censire e divulgare
le azioni delle donne sul territorio nei differenti ambiti di intervento:
dal sociale, alla cultura, all'arte, all'ambiente
perché: nessuno lo fa per noi; anzi è sistematica l'operazione
di svalutazione che il potere patriarcale fa nei confronti della cultura
e della sensibilità femminili. Le donne proposte come modelli
sono le belle donne seminude e compiacenti oppure le cattive sempre
in aria di complotto che popolano la televisione, i giornali e le affissioni
pubblicitarie. Se non vogliamo essere oggetto dobbiamo essere soggetto,
non c'è alternativa; è un cammino difficile, irto di luoghi
comuni e credenze millenarie, occorre prendere forza dalla consapevolezza
che esistono altre donne, sole o in compagnia, che fanno cose meravigliose,
vitali e intelligenti. La donna subalterna e la donna merce sono strettamente
dipendente dal grado di approvazione del maschio che può decidere
quando vuole di disfarsene, persino di ucciderle: quanti sono gli omicidi
compiuti sulle donne anche nella nostra civilissima Italia? Dalle povere
schiave ricattate e sfruttate come prostitute, a tante donne normalissime
uccise dal fidanzato insoddisfatto o dal camionista che non perdona
loro di arrabbiarsi e reagire. Quanto più le donne sono svalutate
tanto più sono maltrattate e violate nella loro dignità
e nel loro corpo. Valorizzazione e autovalorizzazione sono temi cruciali
sulla strada dell'affermazione dei diritti e della libertà.
· Dialogare: aprirsi al confronto, alle differenze, esercitarsi
all'ascolto, confrontare , mettere in comune
perché: la contrapposizione schematica fra "fronti",
il massimalismo, la reciproca ignoranza sono utilizzate per fare le
guerre e per opprimere. Chi ha fede contro chi non ce l'ha; chi è
residente contro chi è migrante; chi è americano contro
chi non lo è, chi è giovane contro chi è vecchio;
chi ha dei soldi e dei privilegi contro chi non ne ha; le femministe
contro le donne non-femministe; le donne contro gli uomini etc etc.
.
Confrontarsi, conoscere aiuta a spezzare i fronti e , magari, creare
nuove alleanze. La domanda, nodo delicato e difficile, che ne discende
è "si può e si deve dialogare con tutte/i?"
e , per conseguenza "con chi non sono disposto a dialogare? E perché?".
· Costruire: una "carta dei valori" che sia
un manifesto delle donne femministe che vogliono un mondo fondato sulla
giustizia, sull'equità e sulla parità dei diritti fra
uomini e donne. Come deve essere il mondo che riteniamo possibile e
"alternativo" a questo? Quali sono i valori che ci possono
guidare e orientare nel cammino di costruzione? Quale è il nostro
contributo di genere al nuovo mondo-possibile?
perché: solo noi donne possiamo avere un punto di vista di genere
e fare proposte che ci contengano e che contengano le altre donne di
tutto il mondo, più sfortunate e ancora più invisibili
di noi. L'esercizio difficile è quello di limitare, creare interdipendenze
fra "tutto" quello che abbiamo nella testa, nella pancia e
nel cuore e "tutto" quello che pensano le altre. Uno sforzo
(o un gioco) che travalichi appartenenze strette, settarismi, eccessi
di specializzazione, nel linguaggio e nelle pratiche.
· Partecipare al mondo: dire quello che vediamo e sappiamo
e capiamo; confrontarci con i movimenti di liberazione e con chi vuole
costruire giustizia; collaborare con chi, donna e uomo, nei partiti
e nelle istituzioni locali e nazionali, può rendere più
incisivi i nostri contenuti e le nostre proposte
perché: abbiamo visto come anche nel movimento dei movimenti
la questione dello sfruttamento delle donne, perpetrato dalle strutture
patriarcali e da quelle capitalistiche in tutto il mondo, sia
del tutto (o quasi) ignorata e basta guardare convegni, libri e riviste
"anti-globalizzazione" per renderci conto di quanto bisogno
ci sia del nostro contributo in termini di analisi e di visione del
mondo.
Proposte:
mi piacerebbe lavorare in particolare sul tema della "Valorizzazione".
Trovare, magari, un editore disposto a pubblicare una sorta di "Atlante
ragionato delle donne in movimento per un mondo giusto equo e solidale"
dove raccogliere pensieri e pratiche; indirizzi utili etc. La premessa
potrebbe essere quella "carta dei valori" di cui sopra che fungerebbe
anche da filtro per censire le diverse realtà femminili e femministe
che operano sul territorio.
|