Femminismo

di Clara Mantica

Intervento allo "Sconvegno : quali soggettività femministe oggi…"


La mia coscienza femminista viene alla luce nel 1972, a Firenze: nell'incontro e nel confronto con altre donne nei gruppi di autocoscienza, nei collettivi autonomi, nei convegni (memorabili i Pinarella) e nella costruzione di pratiche di lotta per il diritto all'autodeterminazione. Da allora ad oggi il mio femminismo si è alimentato della ricerca di consapevolezza e identità e di un profondo senso di giustizia e solidarietà sociali; purtroppo le donne continuano ad essere le più sfruttate e le più vilipese al mondo, le ultime fra gli ultimi.


Non ce l'ho aprioristicamente con gli uomini, ma è evidente che il patriarcato, annidato anche fra i migliori dei nostri amici e compagni, è un nemico da svelare e combattere; se non si affronta il patriarcato come il più radicato e potente strumento di oppressione e sfruttamento universali non sarà possibile alcuna costruzione di un mondo più giusto, equo e solidale. In questo ultimo anno, dopo essere stata all'incontro di Genova del giugno 2001 su "Genere e globalizzazione", ho collaborato ad alcune iniziative (contro la globalizzazione neoliberista, contro le guerre e contro la capacità giuridica dell'embrione) della "Marcia Mondiale delle donne" ed ho frequentato la Libera Università delle Donne.
Per me "Porta Nuova al 32" è un luogo della città bello e prezioso e sono grata alle donne dell'Unione Femminile che mettono a disposizione i loro spazi.


L'esperienza, a cosa può servire? A cinquant' anni, dopo avere accumulato tante esperienze mi chiedo quale ne sia il distillato, la quintessenza, quello che posso mettere in comune come patrimonio. Ho vissuto in tante parti del mondo, da benestante e da povera, da residente e migrante, da lavoratrice privilegiata e da disoccupata, ho cercato nei territori della spiritualità ma non ho mai smesso di battermi per una società più giusta per tutti, ho amiche e amici sia kurdi che americani. Che fare di tutto ciò? E' seguendo questa volontà di "distillare" che restituisco alcuni concetti - cinque come la quint'essenza - derivati dall'ascolto di tanta ricchezza, in questa giornata di Sconvegno.

Le parole per dire, i modi per fare

· Incontrarsi: aggregarsi, confrontarsi, dire, ascoltare, ridere, reagire, essere insieme, progettare. In piccoli gruppi, grandi gruppi, locali o nazionali, convegni e sconvegni. Ogni forma va bene purchè ci si incontri
perché: ogni potere tende a marginalizzare, colpevolizzare, irridere, far tacere, spezzare, isolare chi non è copia conforme e funzionale. Avviene sia a livello individuale che a livello di gruppo attraverso i media, la precarizzazione del lavoro e la crescente povertà. I media filtrano e determinano la coscienza della maggioranza togliendo la parola alle minoranze, deformandola e svilendola. La flessibilità del lavoro impedisce a giovani e meno giovani di costruire un tessuto di socializzazione e scambio isolando gli uni dagli altri e creando meccanismi di paura e fragilità legati alla precarietà. La crescente povertà, che tocca sempre più persone anche dei ceti medi, diminuisce mobilità, possibilità di comunicazione, accesso alla cultura e all'informazione. Tutto questo vale in maggior misura per le donne che non sono rappresentate nei media, che sono le più povere fra i poveri (nel mondo ma anche in Italia) e che sono le più colpite da precarietà e flessibilità del lavoro (il lavoro di cura è esemplare). Tantopiù se vogliamo essere fedeli a noi stesse dobbiamo garantirci di non essere isolate le une dalle altre.

· Valorizzare i nostri pensieri e le nostre azioni: sapere riconoscere il giusto valore a quello che diciamo e facciamo e, quindi, osare esprimerlo, divulgarlo, sostenerlo. Renderlo visibile. Valorizzare e divulgare la vita e le opere di donne che hanno fatto cose straordinarie affinché diventino modelli di riferimento. Censire e divulgare le azioni delle donne sul territorio nei differenti ambiti di intervento: dal sociale, alla cultura, all'arte, all'ambiente…
perché: nessuno lo fa per noi; anzi è sistematica l'operazione di svalutazione che il potere patriarcale fa nei confronti della cultura e della sensibilità femminili. Le donne proposte come modelli sono le belle donne seminude e compiacenti oppure le cattive sempre in aria di complotto che popolano la televisione, i giornali e le affissioni pubblicitarie. Se non vogliamo essere oggetto dobbiamo essere soggetto, non c'è alternativa; è un cammino difficile, irto di luoghi comuni e credenze millenarie, occorre prendere forza dalla consapevolezza che esistono altre donne, sole o in compagnia, che fanno cose meravigliose, vitali e intelligenti. La donna subalterna e la donna merce sono strettamente dipendente dal grado di approvazione del maschio che può decidere quando vuole di disfarsene, persino di ucciderle: quanti sono gli omicidi compiuti sulle donne anche nella nostra civilissima Italia? Dalle povere schiave ricattate e sfruttate come prostitute, a tante donne normalissime uccise dal fidanzato insoddisfatto o dal camionista che non perdona loro di arrabbiarsi e reagire. Quanto più le donne sono svalutate tanto più sono maltrattate e violate nella loro dignità e nel loro corpo. Valorizzazione e autovalorizzazione sono temi cruciali sulla strada dell'affermazione dei diritti e della libertà.

· Dialogare: aprirsi al confronto, alle differenze, esercitarsi all'ascolto, confrontare , mettere in comune
perché: la contrapposizione schematica fra "fronti", il massimalismo, la reciproca ignoranza sono utilizzate per fare le guerre e per opprimere. Chi ha fede contro chi non ce l'ha; chi è residente contro chi è migrante; chi è americano contro chi non lo è, chi è giovane contro chi è vecchio; chi ha dei soldi e dei privilegi contro chi non ne ha; le femministe contro le donne non-femministe; le donne contro gli uomini etc etc.……. Confrontarsi, conoscere aiuta a spezzare i fronti e , magari, creare nuove alleanze. La domanda, nodo delicato e difficile, che ne discende è "si può e si deve dialogare con tutte/i?" e , per conseguenza "con chi non sono disposto a dialogare? E perché?".

· Costruire: una "carta dei valori" che sia un manifesto delle donne femministe che vogliono un mondo fondato sulla giustizia, sull'equità e sulla parità dei diritti fra uomini e donne. Come deve essere il mondo che riteniamo possibile e "alternativo" a questo? Quali sono i valori che ci possono guidare e orientare nel cammino di costruzione? Quale è il nostro contributo di genere al nuovo mondo-possibile?
perché: solo noi donne possiamo avere un punto di vista di genere e fare proposte che ci contengano e che contengano le altre donne di tutto il mondo, più sfortunate e ancora più invisibili di noi. L'esercizio difficile è quello di limitare, creare interdipendenze fra "tutto" quello che abbiamo nella testa, nella pancia e nel cuore e "tutto" quello che pensano le altre. Uno sforzo (o un gioco) che travalichi appartenenze strette, settarismi, eccessi di specializzazione, nel linguaggio e nelle pratiche.

· Partecipare al mondo: dire quello che vediamo e sappiamo e capiamo; confrontarci con i movimenti di liberazione e con chi vuole costruire giustizia; collaborare con chi, donna e uomo, nei partiti e nelle istituzioni locali e nazionali, può rendere più incisivi i nostri contenuti e le nostre proposte
perché: abbiamo visto come anche nel movimento dei movimenti la questione dello sfruttamento delle donne, perpetrato dalle strutture patriarcali e da quelle capitalistiche in tutto il mondo, sia
del tutto (o quasi) ignorata e basta guardare convegni, libri e riviste "anti-globalizzazione" per renderci conto di quanto bisogno ci sia del nostro contributo in termini di analisi e di visione del mondo.

Proposte: mi piacerebbe lavorare in particolare sul tema della "Valorizzazione". Trovare, magari, un editore disposto a pubblicare una sorta di "Atlante ragionato delle donne in movimento per un mondo giusto equo e solidale" dove raccogliere pensieri e pratiche; indirizzi utili etc. La premessa potrebbe essere quella "carta dei valori" di cui sopra che fungerebbe anche da filtro per censire le diverse realtà femminili e femministe che operano sul territorio.